Categoria: Deportati IMI
Riesi. Attraverso videomessaggi, racconti, storie, biografie e lettere su iniziativa dell’Anpi Sabato commemorazione sui social per la festa della Liberazione

Giuseppe Calascibetta, referente dell’ANPI Riesi
RIESI. Saranno ricordati sabato, in occasione della festa della Liberazione, dall’Anpi, tutti i partigiani, deportati e antifascisti riesini. Un’iniziativa nazionale dell’Anpi denominata“25Aprile#Iorestolibero”a cui stanno aderendo associazioni, istituzioni, Comuni. e cittadini. Sulla piazza virtuale internet verranno commemorati attraverso video messaggi, racconti, storie, biografie e lettere, quanti hanno lottato in
prima linea contro il fascismo. «Quest’anno, nel settantacinquesimo anniversario
della Liberazione – dice il referente locale dell’Anpi, Giuseppe Calascibetta – abbiamo bisogno più che mai di celebrare la nostra libertà, di tornare a guardare al futuro con
speranza e coraggio. Per questo vogliamo ricordare alcuni dei tanti riesini che hanno contribuito alla resistenza partigiana».
È possibile trovare le loro storie sulla pagina ufficiale facebook dell’ Anpi Riesi e nella pagina facebook e instagram dell’Anpi Sicilia. Verranno ricordati i partigiani Gaetano Butera,Filippo Calascibetta, Pietro Calascibetta, Salvatore Calascibetta, Fortunato Carlino, Giuseppe Chiarenza, Giuseppe Di Bella, Paolo Fonte, Calogero Imbergamo, Luigi Laurino, Angelo Perno, Giovanni Russo, Salvatore Savoca, Giuseppe Veneziano, Giovanni Sanfilippo, Antonia Lepore, Salvatore Marchese, Giuseppe Golisano, i deportati Giuseppe Albo, Giuseppe Azzolina, Giuseppe Balsamo, Calogero Di Piazza, Salvatore Giuliana, Giuseppe La Rosa, Giuseppe Porrovecchio, Salvatore Russo, Giuseppe Sessa, Pietro Toscano, Salvatore Terranova, Carmelo Boncore, Giuseppe La Rosa e, infine, gli antifascisti Filippo Baldacchino, Salvatore Ballaera, Giuseppe Buffone, Filippo De Bilio, Pietro De Bilio, Antonio Di Legami, Ferdinando Di Legami, Francesco Di Termini, Giuseppe Giabbarrasi, Carlo Marchese, Calogero Oliviero, Gaetano Pasqualino, Giuseppe Pesce, Diego Porrovecchio, Filippo Scroppo, Gaetano Sessa.
DELFINA BUTERA
Fonte: La Sicilia, Mercoledi 22/04/2020
Verso il 25 Aprile: Il ruolo delle donne nella Resistenza- Intervista a Claudia Cammarata
Il 25 Aprile si festeggia anche quest’anno nonostante il tentativo di inquinarne la memoria in un periodo di profonda fragilità del nostro paese. Con quella di oggi iniziamo una serie di interviste che possano ricordarne l’importanza, raccontare le iniziative virtuali che stanno nascendo per festeggiarlo anche da casa, e soprattutto gli insegnamenti da poter trarre in vista di quello che sarà un momento di ricostruzione del Paese dopo il grave momento che stiamo vivendo. Questo pomeriggio iniziamo con Claudia Cammarata che dal mondo dell’attivismo e associazionismo risponde alle nostre domande:
Perché l’antifascismo dovrebbe essere un valore per tutti i cittadini?
L’antifascismo è un valore per i cittadini e le cittadine ma più che altro è un modo di essere, di agire, di concepire la vita sociale, economica e politica di un Paese. Essere antifascisti significa essere irremovibili su quei principi di libertà e uguaglianza che sono alla base della nostra democrazia. E significa avere come punto di riferimento fermo e luminoso la nostra Costituzione, nata perché quella terribile esperienza non si ripeta mai più.
Pensi che ci sia una colpa di una parte della sinistra se oggi il 25 Aprile e l’antifascismo non è da tutti sentito allo stesso modo, oppure la responsabilità è solo di un destra che strizza l’occhio ed sentimenti nostalgici nei confronti del passato?
Penso che un mea culpa generale sia doveroso e anche necessario: probabilmente a sinistra abbiamo abbassato la guardia credendo che quei principi in cui – fortemente – crediamo fossero al sicuro e conquistati in maniera definitiva. I diritti e libertà di cui godiamo devono essere accompagnati dal dovere di difenderli ovunque sia necessario, in maniera costante e a qualunque costo. Le commemorazioni non sono sufficienti se la Memoria non diventa esercizio quotidiano, azione e proposta. Del resto il 25 aprile di 75 anni fa non fu forse l’inizio? Che sia ogni 25 aprile un momento per iniziare o per continuare.
Dall’altra parte conviviamo ancora e da sempre con una certa destra che più che strizzare l’occhio direi che è costruita su quei “valori” che l’antifascismo deve difendere e combattere. Questa destra negli ultimi anni ha visto allargare le basi del proprio consenso perché ha trovato il capro espiatorio ideale, questa volta gli immigrati, contro cui aizzare gli animi degli italiani, approfittando del malessere generale dovuto alla povertà in cui versano tante famiglie, all’alto tasso di disoccupazione giovanile, alla precarietà del mondo del lavoro. Una propaganda becera intrisa di odio e menzogne che ha scatenato una guerra tra poveri e creato molta confusione.
Da appassionata lettrice quale libro consigli per riscoprire il valore di questa giornata?
Consiglio “Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana. 8 settembre 1943-25 aprile 1945” curato da Piero Malvezzi e Giovanni Pirelli. Sono le parole, le ultime, piene di dolore ma ferme e fiere che partigiani e patrioti catturati da fascisti o tedeschi rivolgono ai familiari. Alcuni consapevoli altri con il presentimento che verranno giustiziati a breve tutti vivono per la prima e ultima volta l’atroce esperienza di <>.
Essere antifascista ha un significato in più per una donna?
Certamente. Per le donne l’esperienza della Resistenza e della Liberazione ha rappresentato un momento cruciale. È stato un momento in cui, per usare le parole della partigiana Marisa Ombra “si sono rotte tante gabbie”: gli uomini hanno nuovamente imparato a vivere in libertà e per la prima volta lo hanno imparato anche le donne. Per coloro che hanno combattuto in prima linea il salto è stato enorme: vivere in banda insieme a dei ragazzi ha significato per tutti, anche per gli uomini, inventare nuovi modi di rapportarsi. L’esperienza della Resistenza ha gettato le basi per la liberazione della donna in toto, come singola e come membro di una collettività: subito dopo le donne hanno iniziato a votare e ad essere votate, hanno dato il loro importante contributo alla stesura della Carta Costituzionale. Si sono organizzate in partiti e associazioni e hanno messo al centro la questione femminile, questione che ben presto divenne politica. Sono diventate cittadine con dei diritti e dei doveri, doveri diversi da quelli di essere esclusivamente buone figlie, buone mogli e buone madri. Essere antifasciste significa per le donne far propri quei sentimenti di ribellione alla violenza, all’oppressione e ai “ruoli” prestabiliti. Significa aver consapevolezza di dover fare la propria parte nella società in cui viviamo.
Cosa ne pensi dell’idea dell’onorevole La Russa di sostituire il 25 aprile con il ricordo dei caduti di tutte le guerre e i virus compreso il Coronavirus?
Io penso che l’onorevole dovrebbe studiare qualche pagina di Storia, anche in un sussidiario delle scuole elementari. I tentativi di revisionismo da parte di certi personaggi della politica sono sempre ricchi di espedienti più o meno fantasiosi per gettare fango sulla Memoria e sul sangue di coloro che subirono torture indicibili e furono uccisi per permettere a questi personaggi, anche all’onorevole La Russa, di dire la propria. Non la chiamo “opinione” perchè il fascismo non è un’opinione ma un crimine.
In che modo vi state preparando per questa giornata nonostante il lockdown?
Con il direttivo territoriale dell’Arci (composto dal presidente provinciale Giuseppe Montemagno, da Roberta Lanzalaco dell’ Arci Strauss di Mussomeli, da Calogero Santoro de “I Girasoli” di Caltanissetta e dalla sottoscritta) abbiamo avviato l’iniziativa social “Percorsi di Resistenza”: un percorso tutto al femminile che ci accompagnerà fino al 25 aprile e oltre per riscoprire il ruolo delle donne all’interno della Resistenza. Attraverso il filo rosso della memoria arriveremo ai giorni nostri, in cui noi donne siamo chiamate quotidianamente a resistere contro la violenza e le discriminazioni. Un processo di liberazione iniziato il 25 aprile e per noi ancora in corso.
La campagna è partita sabato 18 aprile attraverso una serie di fotografie che ritraggono noi donne dell’Arci del territorio con in mano un cartello con gli hashtag #liberesempre #versoil25aprile #ComunqueResistenti. Nel giro di due giorni tantissime altre donne ci hanno seguite spontaneamente e molte altre sono state coinvolte. Volti, storie, esperienze diverse unite in un’unica voce: noi ci siamo, ricordiamo e resistiamo.
di Giulio Scarantino
Claudia Cammarata è presidentessa del circolo Attivarcinsieme di San Cataldo all’interno del quale ha costituito il Centro Culturale delle Donne “Felicia Bartolotta Impastato”, membro del direttivo provinciale dell’Arci e attivista dell’Anpi “Sandro Pertini” di San Cataldo.
Calogero Boccadutri e l’antifascismo nel nisseno
Calogero Boccadutri. Nato a Favara il 22 luglio 1907, morto a Caltanissetta il 17 luglio 1992. All’età di sette anni rimane orfano del padre, piccolo imprenditore che con i carretti trasporta merci e zolfo da e per la stazione di Aragona Caldara.
La circostanza alimenta una serie di rovesci familiari che lo costringono, unico maschio della famiglia, a lasciare la scuola per il lavoro: prima in miniera e poi nella costruzione di tratte ferroviarie. A diciassette anni, preso nel vortice dell’ambiente turbolento di Favara, viene coinvolto in un furto e preso in una delle retate del prefetto Mori. Sconta oltre sette anni di carcere duro. Da San Gimignano a Civitavecchia.
ln carcere matura la sua scelta di vita quando incontra i comunisti e tra questi Terracini che ne parlerà come di un comunista sobrio, attento e disciplinato. Aderisce al partito Comunista clandestino con il nome di Luzio e quando esce dal carcere nel ’31, prende i contatti con Salvatore (Totò) Di Benedetto componente del Centro lnterno del Partito a Milano. Costituisce le prime cellule a Favara e nella provincia di Agrigento.

Pompeo Colajanni, Calogero Boccadutri e Leonardo Speziale. Festa dell’Unita presso la Villa Cordova di Caltanissetta. Anni 70.
ll Partito gli ‘chiede di trasferirsi a Caltanissetta per organizzare la rete clandestina in quella provincia dove si trasferisce tra molte difficoltà nel ’32. A Caltanissetta si collega dapprima con Pompeo Colajanni e Nicola Piave, figure note ai fascisti e fortemente controllati. Con le cellule comuniste clandestine, costituite nelle province di Caltanissetta e Agrigento, e la diffusione di documenti del Partito tesse una fitta rete composta da centinaia di compagni che alimentano l’attività antifascista: contadini, minatori, impiegati, studenti, e tra questi Emanuele Macaluso che lo seguirà sempre nei suoi itinerari, e, poi, Gaetano Costa, Gino Cortese, Leonardo Sciascia, il quale lo ricorderà sempre con sentimenti di amicizia e ne scriverà in alcuni scritti.
Mentre svolge il lavoro di copertura tra miniere e imprese di costruzioni stradali, tiene i collegamenti del centro della Sicilia con il Centro lnterno del Partito di Milano e con compagni di Reggio Calabria e Messina. Mantiene i rapporti con i compagni di Palermo, di Catania, di Trapani, Siracusa e Ragusa, tiene i collegamenti con i socialisti e con Giuseppe Alessi dei popolari di Caltanissetta e con gli antifascisti Guarino Amella e Pasqualino Vassallo. Nel giugno del ’43 incontra Elio Vittorini nel suo viaggio politico in Sicilia e in quell’incontro si stabiliscono le iniziative per abbattere il regime nazifascista e dare vita ad un governo popolare e democratico. Vittorini si informerà continuamente di Boccadutri e ricorderà sempre con commozione e affetto il suo incontro con “Luzio”.

Calogero Boccadutri insieme a Leonardo Sciascia
Lo sbarco degli americani nel luglio del ’43 lo coglie mentre, dopo il convegno dei comunisti a Lentini, e diretto a Ravanusa per stampare I’appello insurrezionale di Lentini. Non potendo rientrare a Caltanissetta si dirige, a piedi, a Favara, il suo paese, e lì organizza il governo della città che accoglie gli americani, proponendo come Sindaco Salvatore Amico, valente artigiano favarese e figura esemplare di correttezza ed onestà. Nel frattempo impegnando la rete delle cellule del Partito organizza l’approvvigionamento alimentare di Favara che era rimasta senza.
Quando gli americani, con un pretesto, destituiscono il Sindaco Amico, organizza insieme ai compagni una manifestazione così imponente e determinata da costringere il comando americano a riconsegnare il governo del paese nelle mani del Sindaco Amico. Rientrato a Caltanissetta dopo qualche’ giorno, viene arrestato dagli americani e portato prima ad Agrigento e poi a Palermo all’Ucciardone.
Francesco Villari, la storia di un partigiano di Gela

La lapide posta nel Piazzale Marsala a Parma, ricorda tra le vittime dell’eroica resistenza il S.Tenente Francesco Villari di anni 20, decorato con Medaglia d’Argento al Valor Militare alla memoria, con Decreto Presidenziale dell’11 febbraio 1963.
Francesco Villari nato a Gela il 20.05.1923 Sottotenente Scuola applicaz. fanteria – decorato con la Medaglia d’Argento al Valor Militare – Alla memoria, con Decreto Presidenziale dell’11 febbraio 1963. Il combattimento, rapido e intenso, si concluse con la sconfitta dei nostri mezzi corazzati; nello scontro furono uccisi sei carristi italiani, uno dei carri armati italiani fu distrutto vicino al Ponte e un altro precipitò nel greto della Parma. La mattina seguente, 9 settembre 1943, la città era ormai sotto il pieno controllo dei tedeschi.
Encomio: «Ufficiale frequentatore della scuola di applicazione di fanteria, avuto sentore, mentre si trovava nella propria abitazione, che l’unità tedesca stava attaccando l’Istituto, noncurante del pericolo accorreva prontamente per intervenire nella lotta. Giunto nei pressi della Scuola, accortosi che essa era completamente accerchiata, con generoso slancio si univa ad un nostro reparto corazzato che, non lontano, combatteva contro soverchianti forze tedesche. Nell’aspra e cruenta lotta, combattendo fianco a fianco con i carristi, si distingueva per indomito valore e ardimento. Cadeva poco dopo, colpito da una raffica di mitragliatrice. «Fulgido esempio di predare virtù militare». (Parma, 9 settembre 1943)
a cura del Comitato Provinciale ANPI Caltanissetta
Gli Eroi di Underluss. Gli ufficiali IMI che sfidarono i nazisti.
Riesi: al liceo scientifico incontro con un deportato


Devi effettuare l'accesso per postare un commento.