Categoria: neofascismo

I partigiani a Favara e l’impegno politico- culturale.

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L’intervista a Pasquale Cucchiara è un viaggio nella storia del nostro paese, che si lega alle speranze e alle lotte che sono avvenute prima di raggiungere la libertà e l’uguaglianza fra i cittadini.
Pasquale Cucchiara è nato ad Agrigento nel 1986. Si è laureato presso l’università degli studi di Palermo in Scienze Pedagogiche ed ha pubblicato “Altri uomini – storie di antifascisti e partigiani favaresi (2015) e Salvatore Bosco – il filosofo del popolo (ed. Medinova 2019).
Oggi lavora su una ricerca storica incentrata sullo sbarco degli americani in Sicilia e in particolare a Favara.
Ha fondato il circolo culturale LiberArci e attualmente è nel direttivo provinciale del territoriale di Agrigento.

Quando nasce in te la passione per la storia?

La mia passione per la storia nasce a scuola. Molti docenti hanno avuto un’influenza decisiva nella mia formazione fra questi segnalo con piacere il Professore Giuseppe Alonge.

Tu hai scritto un libro dal titolo: Gli altri uomini. Qual è il messaggio di questo lavoro?

Con la pubblicazione di “Altri Uomini” ho voluto storicizzare Favara nella Resistenza. Ho fatto diverse presentazioni nelle scuole di Favara e all’università Kore di Enna e ti posso assicurare che i ragazzi hanno compreso l’obiettivo: la Resistenza va studiata come fenomeno sociale. Inoltre, questo e altri lavori similari, dimostrano che anche i meridionali contribuirono in questo processo di liberazione nazionale. Il messaggio di questo umile lavoro è stato amplificato dal fatto che ho avuto la possibilità di presentarlo nella sala stampa della Camera dei deputati e che l’amministrazione comunale precedente ha avuto la sensibilità di farne una stele dedicata a questi uomini e a queste donne.

Dove hai trovato le notizie che riguardano gli antifascisti e i partigiani favaresi?

E’ stato un lavoro molto faticoso perché ho contattato tutte le segreterie regionali dell’ANPI, molti istituti storici per la Resistenza e per l’età contemporanea, l’Istituto Gramsci di Palermo, biblioteche fondazioni, fino alle fonti orali. Questa ricerca capillare mi ha permesso di intercettare partigiani favaresi in tutte le regioni del Centro-Nord Italia.

Chi sono i partigiani favaresi?

Non esistono eroi costruiti ma gente che, nel momento più importante e decisivo per la nostra patria, mise in gioco la propria vita. Il fascismo aveva abituato il popolo solo ad ubbidire, mentre ora, avevano la possibilità di scegliere liberamente se partecipare o meno alla Resistenza. Le formazioni partigiane hanno avuto una chiara connotazione politica anche perché al loro interno operavano dei commissari politici. Fra i 26 partigiani, mi piace ricordare le storie di Michele Imbergamo e Calogero Pullara proprio per la loro diversità politica. Michele Imbergamo, nato il 23/02/1891 a Favara, entrò nella Resistenza tramite un prete e operò quale responsabile militare della DC per la provincia di Bologna e fu uno dei protagonisti della liberazione della città.
Calogero Pullara, nato il 24/10/1903 a Favara, fu il capitano della brigata “Bandiera Rossa” operante a Roma. In dissidenza con il PCI, dopo la Resistenza, tutti i maggiori esponenti di questa Brigata militeranno nella sinistra extra parlamentare. Infine, ritengo sia giusto e meritocratico ponderare l’impegno delle varie organizzazioni politiche nella Resistenza. Le brigate partigiane furono soprattutto socialiste e comuniste e la connotazione politica dei partigiani favaresi ricalca il tendenza nazionale.

Ha ancora un significato festeggiare il 25 aprile?

E’ necessario, più di prima! Perché, purtroppo, la destra italiana non è antifascista e lo dimostrano ogni anno con le solite provocazioni dei loro giornalai e dei loro leader. La liberazione non è un derby o una guerra civile ma una lotta patriottica attraversata da centinaia di migliaia di volontari di estrazioni politico-sociali diversi, ma uniti e convinti a cacciare i tedeschi e i vassalli fascisti dall’Italia.

Il 25 Aprile in passato era la festa della liberazione dal nazifascismo ed oggi cos’è diventata ?

Perseguendo questo obiettivo, L’ANPI, il prossimo 25 Aprile, non rinuncerà a celebrare la liberazione e a proposto di intonare, alle ore 15:00, da ogni balcone e finestra il canto della Resistenza famoso in tutto il mondo: ‘Bella ciao’. Anche nel tempo del coronavirus faremo sano esercizio della memoria.

Il 10 maggio del 1933 i nazisti bruciarono i libri sulla piazza del Teatro dell’Opera di Berlino. Un gesto eclatante e di grande sofferenza simbolica . Che significa per un paese bruciare i libri?

I libri sono frutto di un’elaborazione intellettuale dell’uomo. Distruggere i libri significa distruggere il pensiero in tutte le sue forme. Tuttavia, penso che il pensiero non possa essere limitato. Il fascismo, ad esempio, si propose di “impedire a quel cervello – riferendosi a Gramsci – di funzionare per almeno vent’anni”. Nonostante il carcere, i continui spostamenti, le sue precarie condizioni di salute, le vessazioni e le privazioni quel cervello non smise mai di pensare e di produrre cultura. Oggi, Gramsci è studiato in tutto il mondo.

Perché i libri sono così importanti?

I libri sono il metodo migliore per non rimbambirsi davanti alla tv o ai social, creano coscienza critica, allargano la mente, scuotono il cervello, rompono la routine e sono un valido antistress. I libri sono l’unico antidoto per guarire questa disordinata società.

Qual è la tua lettura del 25 Aprile?

La Liberazione non va letta come un episodio isolato, ma nel suo rapporto da un lato con l’antifascismo che l’ha preparata e dell’altro con la Repubblica che da essa è nata. Per questi motivi acquista tutto il suo rilievo nella storia del nostro paese: il suffragio universale, l’espandersi delle organizzazioni operaie, contadine e sindacali, la nascita dei partiti popolari e così via. Attraverso la riflessione critica sul passato ritroviamo criteri di orientamento nel cammino che stiamo percorrendo e per le scelte che sono ancora nelle nostre mani.

La televisione tende a banalizzare i problemi del mondo e presenta le storie con un taglio culturale molto basso, quello giusto per parlare alla pancia della gente che non ha un pensiero critico.

A tal proposito, Marx, in tempi non sospetti, proferì: “ La classe che dispone dei mezzi della produzione materiale dispone con ciò, in pari tempo, dei mezzi della produzione intellettuale, cosicché ad essa in generale sono assoggettate le idee di coloro ai quali mancano i mezzi della produzione intellettuale”. Dunque, la persuasione occulta svolta in primo luogo dalla TV, ha omologato i giovani provocando nevrosi e frustrazioni, ha inventato e inventa continuamente mode, propone bisogni non essenziali, aliene da ideali, programmi, propositi, tipici della civiltà dei consumi. Viviamo il tempo del capitalismo più aggressivo che può essere arginato solo con nuove forme di aggregazione e mutualismo. Socialismo o barbarie.

I partiti politici hanno sempre sottovalutato il potere che ha la Tv in un paese che non legge. Molta gente non ha letto il Gattopardo…

Chiusi il mio primo ciclo universitario con una tesi dal titolo “L’influenza della televisione e del cinema nelle politiche giovanili”. In questo studio sperimentale, confermai l’ipotesi di partenza: i media orientano le scelte elettorali in quella (grossa) fetta di popolazione che non sa discernere, criticare e catalogare le informazioni. Non a caso Berlusconi vinse le elezioni grazie alla (sua) TV, il M5S grazie ai social, Renzi con un populismo ibrido (quello che lascia intatto il sistema e che tanto piace agli industriali), Salvini con le fake news e con le dirette facebook in una politica che cambia continuamente santi e colori. Appunto, cambia tutto per non cambiare niente.

Bertold Brecht invitava tutti ad imparare, a non temere di porre domande, ad impugnare un libro che è più potente di un’arma per cambiare il mondo…

A Favara, ad esempio, manca una libreria. Evidentemente, il mercato non la richiede e i risultati sono sotto gli occhi di tutti: non ci siamo più indignati, non ci siamo più incazzati ed abbiamo lasciato che certa sedicente politica scegliesse, per noi, il nostro futuro. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Ogni anno sono ben 5000 i siciliani tra i 18 e i 34 anni, molto spesso diplomati e laureati, che lasciano la Sicilia per prospettare il loro futuro e per riuscire a sviluppare opportunità di lavoro. Favara è uno dei paesi più colpiti dell’agrigentino e, infatti, la partecipazione ne risente fortemente. Ad esempio, ricordo che, nel 2012 si realizzò, una sorta di unione d’intenti basata su tematiche condivise fra le varie associazioni presenti sul territorio. Fu una stagione breve ma intensa di attività fra i quali ricordo la lotta contro la privatizzazione del Castello di Chiaramonte, l’opposizione all’installazione della cabina elettrica all’interno della scuola di via Olanda, l’impegno per la sottoscrizione dell’esposto contro la società Girgenti Acque S.P.A. con relativa protesta in consiglio comunale e l’organizzazione di alcuni eventi culturali. Eravamo veramente in tanti. In seguito, fondammo LiberArci per raccogliere questa eredità e credo che, in questi anni, siamo stati una delle poche voci fuori dal coro.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Ho appena concluso un lavoro di ricerca incentrato sullo sbarco degli americani in Sicilia e in particolare a Favara. Questo lavoro si pone l’obiettivo di sviscerare questa porzione di storia dal lato militare, sociale, politico e antropologico. C’è tanta carne al fuoco: i retroscena politici dello sbarco, i contatti fra le varie organizzazioni, l’arretratezza economica e sociale dell’isola, le precarie condizioni dei bersaglieri italiani, il facile sodalizio fra occupati e occupanti, il movimento dei “non si parte”, i profughi provenienti dal continente in Sicilia, il MIS e la parziale epurazione dei fascisti e tanto altro. Dopo aver sistemato e catalogato tutto questo materiale, ho ritenuto opportuno di interrogare le fonti orali, quei pochi ultraottantenni e novantenni del nostro paese che vissero in prima persona quei fatti. Tutte le persone da me consultate, dico tutte, hanno collaborato con un trascinante entusiasmo forse perché nell’immaginario collettivo, questo spaccato di storia locale, rappresentò il punto di svolta del nuovo corso del nostro paese e della nostra nazione. In molti mi hanno detto orgogliosamente “j c’era” come a rimarcare l’importanza di aver assistito direttamente ad un appuntamento imperdibile con la storia e che la mia penna potesse essere l’ultima occasione per raccontare quella Favara.

Messina. La storia del partigiano Amerigo Zavan

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Amerigo Zavan. Treviso 10-11-1919/Messina 12-9-2007 (Uff. di complemento Artiglieria Sabaudia, partigiano Brigata Garibaldi, capo gruppo ricognitori del Servizio I. M. del Comando Militare del CLN della provincia di Treviso).
Il ten. Galliano Boccaletto, responsabile del Servizio Informazioni del CLN di Treviso e in contatto con il S.I.M. (Servizio informazioni militare) del Regno del Sud, medaglia d’argento al valor militare, elogia le sue staffette e i suoi ricognitori: Pietro Galante, responsabile dei collegamenti; Clementina Basso, Sandro Sartorello, Giuseppina Crosato e Gianni Zambelli (staffette); Amerigo Zavan capogruppo, Mario Dichiara e Sante Bovo ricognitori.
“E’ doveroso segnalare l’ottimo servizio svolto per lunghi mesi con grande senso di abnegazione e disciplina dalle staffette del S.I.M. Il loro sforzo, prodigato in silenzio giorno per giorno, permise all’organizzazione del servizio di mantenersi efficiente e proficua anche tra l’imperversare di rastrellamenti e persecuzioni. Non meno encomiabili, per grande spirito di sacrificio e volontà, sono gli elementi ricognitori del nostro servizio, ragazzi instancabili che hanno percorso senza formulare mai la minima obbiezione centinaia di chilometri in bicicletta, molto spesso sotto la pioggia invernale, per raggiungere le zone da perlustrare e rilevare quanto era loro ordinato. Spesso accadde che, superando le zone militari e interdette ai civili, fossero catturati e perquisiti centimetro per centimetro, con grandissimo rischio, dato che, quasi sempre
tenevano con loro schizzi, piante e note relative allo spionaggio. Segnaliamo quindi gli elementi che meglio si distinsero nei suaccennati servizi.
Propongo pertanto che ai suaccennati patrioti venga dato per iscritto il ben meritato elogio. Il responsabile del servizio
F/to Boccaletto Galliano
(Relazione di Boccaletto al Comando Militare Regionale Veneto del Corpo Volontari della Libertà, datata 15 maggio 1945, presente in Biblioteca Digitale Lombardia)

RIESI -GRANDE PARTECIPAZIONE DI PUBBLICO PER LA MOSTRA RìESISTENTI E LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO RESISTENTI

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Da sinistra: Filippo Marino, Ignazio Giudice, Salvatore Chiantia, Giuseppe Calascibetta, Rosario Riggio e Attilio Gerbino

Grande partecipazione di pubblico, nella sede della CGIL di Riesi, per la presentazione del libro di Giuseppe Calascibetta Resistenti, storie di partigiani, deportati e antifascisti di Riesi e della mostra curata da Attilio Gerbino RiESISTENTI. Il dibattito è stato moderato da Rosario Riggio e sono intervenuti il sindaco di Riesi, Salvatore Chiantia, il segretario della CGIL di Riesi, Filippo Marino e il segretario della CGIL di Caltanissetta, Ignazio Iudice.

Filippo Marino porta i saluti della CGIL di Riesi e ribadisce la necessità di consolidare i rapporti di collaborazione tra la CGIL e l’ANPI sui temi dell’antifascismo, della democrazia e della difesa della Costituzione; occorre fare fronte comune e porre un argine ai fenomeni discriminatori, razzisti, antisociali per combattere il populismo demagogico e, in questo, anche il contributo dell’arte è utile per tramandare la memoria storica dell’antifascismo.

Rosario Riggio, nell’introdurre il dibattito, ricorda il convegno Meridionali e Resistenza che ha organizzato il 6 agosto del 2013, sempre nella sede della CGIL di Riesi, dove è stato presentato il primo elenco di nominativi di partigiani riesini. Da quel convegno parte l’idea di aprire una sezione ANPI a Riesi di cui diventa referente Giuseppe Calascibetta che porta avanti il lavoro di ricerca sui partigiani, gli antifascisti e i deportati riesini e che trova un primo approdo nella presentazione del libro Resistenti.

Salvatore Chiantia, sindaco di Riesi, ribadisce la disponibilità dell’amministrazione ad aderire alle iniziative promosse dall’ANPI locale, patrocinando il libro in questione e l’iniziativa in corso. Per il sindaco – ricordando il giovane Gaetano Butera, Medaglia d’oro al valor militare, trucidato dai nazisti alle Fosse Ardeatine e a cui l’amministrazione comunale ha intitolato il Centro polivalente comunale – la storia di questi nostri concittadini deve essere da esempio.

Ignazio Giudice, evidenzia come questa iniziativa promossa dall’ANPI e dalla CGIL consolida il sodalizio sui temi dell’antifascismo, della democrazia e della difesa della Costituzione sempre più attuali, visto il momento caratterizzato da fenomeni di razzismo e crisi dei valori democratici. Lo stesso ricorda la battaglia per il referendum costituzionale proposto da Renzi e la collaborazione tra la CGIL e l’ANPI a difesa della Costituzione e l’importanza delle iniziative svolte che stanno portando a crescere le sezioni ANPI in provincia di Caltanissetta.

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Mostra d’arte RiESISTENTI a cura di Attilio Gerbino

Attilio Gerbino curatore della riedizione della mostra RiESISTENTI, citando i nomi degli artisti partecipanti (Tina Aldisi, Filippo Bordonaro, Attilio Gerbino, Lisa Giuliana, Tonino Perno, Domenico Pistone, Rosario Riggio, Vincenzo Scimone e Giuseppe Vella), racconta come dalla prima edizione della mostra, avvenuta nell’agosto del 2016 presso la Casa comunale in piazza Garibaldi, si arriva alla decisione di prestare le opere in comodato d’uso alla CGIL locale con lo scopo di far maturare nei cittadini, attraverso l’arte, la consapevolezza di parte della propria storia legata alle donne, gli uomini, i luoghi e i fatti legati all’antifascismo e alla Resistenza. Tra le opere in esposizione si citano: il dipinto di Lisa Giuliana dedicato alle donne antifasciste riesine protagoniste coraggiose di riunioni politiche clandestine; l’opera di Attilio Gerbino che, scelta come immagine di copertina del libro, raffigura simbolicamente il palazzo dove avvenivano gli interrogatori e le torture ad opera della polizia fascista; infine il quadro, intitolato Abbraccio (a simboleggiare l’abbraccio tra il periodo artistico siciliano e quello piemontese) che Rosario Riggio dedica all’artista riesino Filippo Scroppo, antifascista e membro del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia, attraverso la citazione di sue opere realizzate tra gli anni Venti e gli anni Ottanta del Novecento.

Giuseppe Calascibetta, l’autore, presentando il suo volume dà notizia dell’individuazione di un nuovo partigiano riesino, Giuseppe Golisano, tra le vittime della Strage dell’Olivetta a Portofino dove, nella notte tra il 2 e il 3 dicembre del 1944, furono fucilati ventidue prigionieri politici, prelevati dalla IV sezione del carcere di Marassi, i cui corpi vennero dispersi in mare. Nella città ligure, a ricordo dell’eccidio, venne innalzato un monumento. La storia di Giuseppe Golisano si può accostare a quella di Gaetano Butera, morto nelle Fosse Ardeatine a Roma, e, come lui, vittima dei nazisti. Calascibetta conclude il suo intervento con un appello ad eventuali famigliari, ancora in vita, a presentarsi all’ANPI di Riesi per completare la ricostruzione storica e ricevere le dovute benemerenze in memoria del martire della Resistenza.

Pino Testa, ricorda il lavoro svolto dalla Maestra Cesarina Conti con la classe 5 C del Plesso Lago anno scolastico anno 1987/1988 su Gaetano Butera, mettendo in evidenza l’importanza e il ruolo della scuola sulle tematiche dell’antifascismo.

Rosario Riggio, nel passare la parola al Sindaco per le conclusioni, chiede all’amministrazione di realizzare una stele in marmo, con i nomi delle medaglie d’oro, da collocare nel giardinetto davanti al Comune; una targa in memoria di Golisano Giuseppe, da collocare nel corridoio del Centro polivalente Gaetano Butera e di proseguire con le benemerenze da conferire ai famigliari degli antifascisti, dei partigiani e delle vittime del nazifascismo.

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Il pubblico presente alla manifestazione

Il sindaco conclude mettendo in evidenza come il libro sia un tassello inedito della storia del nostro territorio e si impegna a diffondere e trasmettere questa eredità alle future generazioni che con la consapevolezza del proprio passato posano evitare in riaffacciarsi dell’epoca buia dell’autoritarismo. In seguito alle richieste di Attilio Gerbino e Rosario Riggio proporrà alla commissione toponomastica l’intitolazione di una struttura pubblica all’artista Flippo Scroppo.

L’ANPI di Riesi ringrazia i presenti che hanno contribuito alla riuscita della manifestazione, il sindaco Salvatore Chiantia; la vicesindaco Rosy Pilato, il vicepresidente del Consiglio comunale Salvatore Lombardo, il consigliere Gino Scibetta, Marco Ministeri, le ragazze e i ragazzi del liceo di Riesi, i parenti degli antifascisti, partigiani e deportati di Riesi, il presidente dell’Auser Pino Testa, il presidente dell’Interact Giuseppe Volpe, i ragazzi dell’Associazione I Girasoli e Filippo Marino, segretario della CGIL di Riesi che ha ospitato la manifestazione.

Copertina libro Resistenti

Copertina libro Resistenti, storie di antifascisti, partigiani e deportati di Riesi a cura di Giuseppe Calascibetta.

ANPI Mussomeli: “Discorsi in ControCanto”, una lezione contro la xenofobia

“La paura dello straniero è la paura del diverso dentro di noi e altro da noi”

 

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Comunicato Stampa. «Partecipatissima e riuscitissima, – commentano entusiasti gli organizzatori –  è stata l’iniziativa culturale “Discorsi in ControCanto”. La nostra versione sull’accoglienza” promossa dall’Anpi “Bella Ciao” di Mussomeli». L’evento, lo scorso lunedì sera, si è tenuto nell  Chiostro Monti della biblioteca comunale. Presente il sindaco Giuseppe Catania che ha portato i saluti dell’amministrazione e che ha patrocinato la proposta sul tema dei migranti e della loro accoglienza e della loro integrazione. Ideatori dell’iniziativa i giovani dell’Anpi – Giuseppe Alessi, Mauro Di Bartolo e Marta Gaeta – che<strong>, come spiegano i promotori in tale occasione hanno coinvolto molti giovani del nostro paese e del Vallone, volendo e desiderando focalizzare e sensibilizzare la tematica migranti contro le derive negative di una informazione manipolata e inesatta, strumentalmente orchestrata da posizioni politiche di parte che l’Anpi respinge, avendo promosso sul territorio nazionale una campagna di sensibilizzazione e di oggettiva informazione. Qualcuno, saggiamente e realisticamente, ha scritto: “La paura dello straniero è la paura del diverso dentro di noi e altro da noi”. Tutti i relatori presenti, sulla base di dati precisi e di considerazioni di carattere internazionale, hanno evidenziato il carattere strumentale di taluni posizioni politiche non argomentate e volutamente demagogiche, interessate unicamente a istigare l’irrazionalità e le paure dei cittadini, in violazione delle leggi nazionali, europee e internazionali . Circa nove mesi fa è nata a Mussomeli l’Anpi “Bella Ciao” per opera di un gruppo eterogeneo di giovani e meno giovani, con storie ed estrazioni politiche diverse. Sono già state fatte alcune iniziative e altre saranno fatte per preservare la memoria, e raccoglierne l’eredità, di tutti quei concittadini mussomelesi che hanno partecipato e contribuito alla lotta contro il nazi-fascismo per fare nascere la democrazia in Italia, liberandola dalla violenza oscurantista. Nell’evento di lunedì  era presente il  presidente provinciale Giuseppe Cammarata che ha consegnato all’Anpi locale i nomi e i fogli matricolari di altri mussomelesi morti per la libertà e sui quali si faranno le opportune ricerche storiche per valorizzare le testimonianze e l’impegno profuso dai nostri concittadini per la nostra democrazia

“Con la vicenda Diciotti si è superato ogni limite”

 COMUNICATO NAZIONALE DI: ANPI, ARCI, ARTICOLO21, CGIL, LEGAMBIENTE, LIBERA

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Documento congiunto ANPI, ARCI, ARTICOLO 21, CGIL, LEGAMBIENTE, LIBERA

Con la vicenda della Diciotti si è superato ogni limite! Il comportamento del Governo non solo è deplorevole ma irresponsabile. Non si può accettare che delle istituzioni continuino ad avere un atteggiamento superficiale e disumano nei confronti dei più deboli.
L’ostinazione a non far attraccare una nave della Guardia Costiera, prima, per poi non far sbarcare le persone sulla Diciotti è una palese violazione del codice penale oltre che della Carta costituzionale.
Riteniamo l’inchiesta aperta dalla procura di Agrigento, che ipotizza anche il reato di sequestro di persona, un messaggio chiaro: la politica sarà pure legittimata a prendere decisioni e assumere provvedimenti, ma non può contravvenire a quanto previsto nella nostra Costituzione.
Per fortuna osserviamo una differenza di comportamento fra la Guardia costiera e il governo. Chi per vocazione è portato a salvare vite umane, nello spirito del proprio mandato, può e deve dare lezioni a chi ha perso la bussola su ciò che sia giusto e lecito.
In queste ore siamo in presidio a Catania e continueremo a mobilitarci per difendere la democrazia, la libertà e i diritti umani.

ANPI
ARCI
ARTICOLO 21
CGIL
LEGAMBIENTE 
LIBERA

“Basta col massacro dei diritti umani, si ricostituisca nel Paese la  normalità civile e democratica”

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23 Agosto 2018. Dichiarazione della Presidente nazionale ANPI, Carla Nespolo

“Basta col massacro dei diritti umani, si ricostituisca nel Paese la 
normalità civile e democratica”

A Catania si sta consumando l’ennesimo attacco alla Costituzione. È ora
che si ponga un freno definitivo a questa suddivisione delle persone in
scompartimenti razziali e al quotidiano gioco al massacro dei diritti
umani posti in essere dal Ministro dell’Interno. Per di più la sua
replica al Presidente della Camera oltre a essere fuori dal doveroso e
fondamentale rispetto istituzionale, conferma la fragilità del rapporto
tra gli alleati di Governo. Faccio appello alle massime autorità dello
Stato affinché cessi questa condotta irresponsabile e venga ricostruito
nella vita del Paese un clima di normalità civile e democratica.

Carla Nespolo – Presidente nazionale ANPI

23 agosto 2018

A proposito degli Umani trattenuti illegalmente sulla nave guardia costiera diciotto a Catania CATANIA SI MOBILITA

Diversamente dal chiacchiericcio propagandistico divulgato, di stampo discriminatorio razzista,  c’è un’ Italia civile e democratica che indomita resiste, contro le lusinghe avvelenatrici, in parole e azioni, che vorrebbero ammorbare le coscienze dei cittadini italiani, costruendo e divulgando odio contro altri Esseri Umani.

Il messaggio, forte e partecipato, in questi ultimi giorni parte da Catania. Dal porto, dove ormai da quattro giorni si trovano su una nave, reclusi, i profughi eritrei.

La nave diciotto della Guardia Costiera, emerita, poiché in questi ultimi anni ha contribuito a salvare la vita a migliaia, ai naufraghi, profughi, bambini, donne e uomini, fuggiti dai lager libici, scappati dagli orrori delle guerre, della fame e delle dittature, dopo  il periglioso attraversamento dei deserti  del centro Africa.

Sbarcati  la notte scorsa i ragazzini ( ventisette) a seguito delle forti pressioni dei cittadini manifestanti al porto e  dalle fondamentali azioni provenienti da settori di primo piano  dell’amministrazione giudiziaria, rimangono ancora in più di 150, prigionieri di fatto sulla nave.

Detenuti, sì, in sfregio alle leggi fondamentali nazionali che regolano le modalità di  detenzione delle persone –  privazione delle libertà personali – che, a maggior ragione, non hanno commesso nessun reato.

Infatti,  sono stati salvati a mare, in procinto di naufragare, da una nave militare italiana.  “Rei”, quindi, di cercare libertà e l’elementare diritto alla vita.

Le forze politiche governative, in una maniera sempre più dirompentemente crescente,  con modalità mai viste nella storia repubblicana, infrangono i principi fondamentali che riguardano la Dignità Umana. Si vogliono stravolgere i cardini fondamentali che reggono la nostra civiltà democratica, dettati dalla Costituzione, conquistata dalla Lotta di Liberazione contro i nazifascisti che costarono la vita ai tanti patrioti che si batterono per avere libertà, democrazia e rispetto delle persone, donne e uomini. Riconoscendo, altresì, solidarietà senza discriminazioni e diritto di asilo,  a tutti gli Umani.

Da martedì mattina a Catania è in atto una mobilitazione straordinaria. In un presidio al porto – varco 4 –, ormai diventatopermanente, a breve distanza dalla nave diciotto della Guardia Costiera.

L’appello promosso da circa venticinque associazioni cittadine, con la richiesta dell’immediato sbarco dei profughi, ha visto in maniera incessante la presenza di moltissime persone. Una risposta veramente corale. C’è un risveglio delle coscienze, anche inaspettato data la situazione di “cloroformizzazione” e “omogeneizzazione del pensiero” massicciamente in atto nel Paese. Si sono riviste molti cittadini/e che da anni non partecipavano a pubbliche iniziative. Buon segnale.

L’area portuale, con l’eccezione delle ore notturne, è costantemente presidiata. Entusiasmante la partecipazione, forte la passione civile e democratica, grande lo sdegno contro le forze politiche governative che tengono rinchiusi nella nave i reietti, già drammaticamente sconquassati dagli eventi, in Libia e in mare.

Nel corso della serata di mercoledì 500 persone hanno partecipato fino a tarda notte all’iniziativa “ la protesta degli arancini”.

Oggi, giovedì, con la partecipazione di centinaia di donne  e uomini, nel corso della mattinata e del pomeriggio sono state effettuate alcune azioni  eclatanti, per dare maggiore risalto alla pacifica e continua manifestazione a sostegno dei profughi tenuti illegalmente sulla nave.

La mobilitazione continua, in maniera sempre più crescente. In questo momento drammatico è necessaria che  le manifestazioni di sensibilizzazione si estendano anche in altre città italiane.

Forza! La rassegnazione diventa complice di CHI vorrebbe fare ripiombare l’Italia negli anni bui di segregazione della democrazia.

domenico stimolo

CATANIA SI MOBILITA

Diversamente dal chiacchiericcio propagandistico divulgato, di stampo discriminatorio razzista,  c’è un’ Italia civile e democratica cheindomita resiste, contro le lusinghe avvelenatrici, in parole e azioni, che vorrebbero ammorbare le coscienze dei cittadini italiani, costruendo e divulgando odio contro altri Esseri Umani.

Il messaggio, forte e partecipato, in questi ultimi giorni parte da Catania. Dal porto, dove ormai da quattro giorni si trovano su una nave, reclusi, i profughi eritrei.

La nave diciotto della Guardia Costiera, emerita, poiché in questi ultimi anni ha contribuito a salvare la vita a migliaia, ai naufraghi, profughi, bambini, donne e uomini, fuggiti dai lager libici, scappati dagli orrori delle guerre, della fame e delle dittature, dopo  il periglioso attraversamento dei deserti  del centro Africa.

Sbarcati  la notte scorsa i ragazzini ( ventisette) a seguito delle forti pressioni dei cittadini manifestanti al porto e  dalle fondamentali azioni provenienti da settori di primo piano  dell’amministrazione giudiziaria, rimangono ancora in più di 150, prigionieri di fatto sulla nave.

Detenuti, sì, in sfregio alle leggi fondamentali nazionali che regolano le modalità di  detenzione delle persone –  privazione delle libertà personali – che, a maggior ragione, non hanno commesso nessun reato.

Infatti,  sono stati salvati a mare, in procinto di naufragare, da una nave militare italiana.  “Rei”, quindi, di cercare libertà e l’elementare diritto alla vita.

Le forze politiche governative, in una maniera sempre più dirompentemente crescente,  con modalità mai viste nella storia repubblicana, infrangono i principi fondamentali che riguardano la Dignità Umana. Si vogliono stravolgere i cardini fondamentali che reggono la nostra civiltà democratica, dettati dalla Costituzione, conquistata dalla Lotta di Liberazione contro i nazifascisti che costarono la vita ai tanti patrioti che si batterono per avere libertà, democrazia e rispetto delle persone, donne e uomini. Riconoscendo, altresì, solidarietà senza discriminazioni e diritto di asilo,  a tutti gli Umani.

Da martedì mattina a Catania è in atto una mobilitazione straordinaria. In un presidio al porto – varco 4 –, ormai diventatopermanente, a breve distanza dalla nave diciotto della Guardia Costiera.

L’appello promosso da circa venticinque associazioni cittadine, con la richiesta dell’immediato sbarco dei profughi, ha visto in maniera incessante la presenza di moltissime persone. Una risposta veramente corale. C’è un risveglio delle coscienze, anche inaspettato data la situazione di “cloroformizzazione” e “omogeneizzazione del pensiero” massicciamente in atto nel Paese. Si sono riviste molti cittadini/e che da anni non partecipavano a pubbliche iniziative. Buon segnale.

L’area portuale, con l’eccezione delle ore notturne, è costantemente presidiata. Entusiasmante la partecipazione, forte la passione civile e democratica, grande lo sdegno contro le forze politiche governative che tengono rinchiusi nella nave i reietti, già drammaticamente sconquassati dagli eventi, in Libia e in mare.

Nel corso della serata di mercoledì 500 persone hanno partecipato fino a tarda notte all’iniziativa “ la protesta degli arancini”.

Oggi, giovedì, con la partecipazione di centinaia di donne  e uomini, nel corso della mattinata e del pomeriggio sono state effettuate alcune azioni  eclatanti, per dare maggiore risalto alla pacifica e continua manifestazione a sostegno dei profughi tenuti illegalmente sulla nave.

La mobilitazione continua, in maniera sempre più crescente. In questo momento drammatico è necessaria che  le manifestazioni di sensibilizzazione si estendano anche in altre città italiane.

Forza! La rassegnazione diventa complice di CHI vorrebbe fare ripiombare l’Italia negli anni bui di segregazione della democrazia.

Domenico Stimolo

 

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Le associazioni chiedono che la nave Diciotti sbarchi a Catania. APPUNTAMENTO ALLE ORE 16 AL PORTO DI CATANIA, MOLO DI LEVANTE, VARCO 04

Catania città aperta all’accoglienza. Le associazioni chiedono che la nave Diciotti sbarchi a Catania.

335c79f4-a45f-11e8-be02-596a68f60c3c_26267f57bbe6b5273e3ddbce279e4279-32484-kUjB-U1120142448008ftF-1024x576@LaStampa.itDa molti giorni 171 donne, bambini e uomini, fuggiti dalla miseria, dalla guerra e dai lager libici dove hanno subito le violenze dei trafficanti di esseri umani, si trovano sulla nave della Guardia Costiera italiana Diciotti.

È inaccettabile la scelta del Governo italiano, e in particolare del Ministro dell’Interno Matteo Salvini, di impedire lo sbarco nel territorio italiano delle 171 persone stremate e in precarie condizioni di salute.

Nessun obiettivo politico del Governo può giustificare l’utilizzo di centinaia di vite umane come arma di ricatto, considerate carne da macello, non vite e speranze ma numeri da distribuire o respingere.

Catania è città di solidarietà e accoglienza e vogliamo che il nostro porto sia immediatamente aperto e che le autorità lascino sbarcare le 171 persone dalla nave Diciotti.

Nessuna donna e nessun uomo è illegale. Restiamo umani.

Firmatari:

Lila, Femministorie, I Siciliani giovani, Orione, Welcome to Europe, COPE, Restiamo Umani, Rete Antirazzista catanese, ANPI SiciliaCobas, Catania Bene Comune, Comitato No Muos-No Sigonella, la città felice, Ragna-tela, Sunia Catania, Emergency gruppo territoriale di Catania, Libera-Ct, Associazioni Nomi e numeri contro le mafie, Pax Christi-Ct…

Luciano Nigro, Giuseppina Guarnera, Sara Crescimone Messina, Sonia Guttà, Elena Majorana, Giovanni Caruso, Marica Longo, Daniela Di Dio, Giusi Pedalino, Nino Longhitano, Silvia Palermo, Davide Carnemolla, Massimo Mingrino, Gianluca Scerri, Paolo G. Caponetto, Elisabetta Vinci, Lucia Borghi, Armando Rossitto, Teresa Modafferi, Alfonso Di Stefano, Ottavio Terranova,Nino De Cristofaro, Matteo Iannitti, Nello Papandrea, Valeria Giuffrida, Maria Grazia Di Benedetto, Brunilde Zisa, Agata Ronsivalle, Santina Sconza, Lucia Sciacca,Giusy Clarke Vanadia, Giuliana Grasso,Domenico Stimolo,Renato Camarda, Sara Fagone.