Etichettato: Pietro Ingrao
Se n’ è andato Pietro Ingrao
Se n’ è andato uno degli ultimi gattopardi della politica. Domenica pomeriggio, 27 settembre, nella sua casa di Roma è passato dal sonno alla morte il partigiano Guido, Pietro Ingrao, il politico dall’ascendenza siciliana divenuta nel tempo scelta. Non aveva difatti reciso il legame con la terra natia del nonno Francesco cospiratore garibaldino, partito da Grotte alla volta di Lenola negli anni dell’unità d’Italia per sfuggire alla cattura; non l’aveva reciso e amava Grotte ed Agrigento, che gli avevano conferito rispettivamente la cittadinanza onoraria e il Telamone.
Un gattopardo la cui statura morale va al di là di ogni facile etichettatura perché mai se ne potrebbe esaurire la portata essendo ogni tentativo riduttivo e mai esaustivo.
Uomo eclettico, dalla poliedrica personalità, si adoperò tenacemente per il riscatto sociale, culturale ed economico del Mezzogiorno.
Del resto ben conosceva la Sicilia del latifondo – da cui proveniva la sua famiglia di proprietari terrieri – e le disuguaglianze delle classi sociali meridionali. Si racconta che durante un comizio in una città del Sud, vedendo a sera i contadini di ritorno dalla campagna coi loro figlioletti che davanti al padrone si toglievano il berretto, indicandoli col dito tuonò : voi no, non dovete umiliarvi. Penseremo noi e i vostri genitori a ridarvi dignità.
Siciliane erano d’altra parte molte delle sue frequentazioni all’interno del PCI , Aldo Natoli, Lucio Lombardo Radice, Elio Vittorini e Salvatore Di Benedetto. Con questi ultimi era sul palco di Porta Venezia a Milano all’indomani del 25 luglio 1943 per festeggiare la fine del Fascismo al Sud e l’inizio della lotta di liberazione al Nord incitando i Milanesi alla rivolta. E siciliana era la moglie Laura, figlia del filosofo catanese Giuseppe Lombardo Radice.
E’ entrato nella storia vivendo interamente il secolo delle più grandi conquiste sociali da protagonista, partecipando alla guerra di Spagna e alla Resistenza; impegnandosi sin dalla nascita della Repubblica nella lotta di classe per l’emancipazione delle masse da dirigente del PCI e da parlamentare; da giornalista – direttore dell’Unità- a saggista e letterato. Deputato del partito comunista per diverse legislature fu anche il primo Presidente di Sinistra della Camera.
La caduta del muro di Berlino – che tanta parte avrebbe avuto nella crisi identitaria del Partito – trovò Ingrao non favorevole alla Svolta storica che ridefiniva il senso della nuova Sinistra e provocava una cesura all’interno del PCI.
Lungimirante e lucido, rimase fedele al Partito confluendo nell’ala più radicale ripiegando poi sugli studi letterari, storici e sociali nei quali si possono ritrovare alcune tematiche assolutamente attuali.
In lui il pragmatismo si stemperava nei rivoli del sognatore, l’antifascismo nella passione per la poesia, il giornalista nel politico dall’istanza umanitaria, il borghese comunista nell’uomo che da bambino sognava di prendere la luna, non a caso titolo di una sua opera.
Dei siciliani aveva la tenacia della buona terra natia e la trasparenza di certe giornate di tramontana . Lenola era il paese natio, la Sicilia circolava nel suo sangue col retaggio atavico.
Cento anni di cultura e coerenza, di genialità e anticonformismo, spesi per cambiare la storia convinto com’era che soltanto quando la politica si fa lungimiranza, cioè sogno, quando la realtà ingiusta rimanda alla giustizia, la disuguaglianza assume bagliori di uguaglianza, le catene di libertà negate fanno brillare lucciole di libertà possibili, al di là del contingente negativo c’è un traguardo positivo, soltanto allora la politica può avere in sé la dignità di un vero riscatto sociale e umano. Il voto da solo non basta soleva dire. La prassi è il punto di partenza, il punto di arrivo è l’uomo. Guai a perdere l’umanità.
Carmela Zangara
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